La valutazione del rischio è un termine generico utilizzato in molti settori per determinare la probabilità di perdita di un bene, di un prestito o di un investimento. La valutazione del rischio è essenziale per determinare l’utilità di un investimento specifico e mitigare il rischio. La valutazione del rischio è importante per determinare il tasso di rendimento che un investitore dovrebbe ottenere per ritenere che un investimento valga il rischio potenziale. Valutare il rischio di un investimento è un processo alquanto complesso che richiede un analisi attenta ed approfondita dei possibili scenari e dei potenziali eventi avversi che si possono palesare. Ovviamente esistono diversi strumenti di investimento che presentano per loro natura una diversa rischiosità . E’ norma non scritta fra gli investitori considerare convenzionalmente un investimento free risk i Bond decennali o trentennali Americani. Mentre tra gli strumenti più rischiosi abbiamo sicuramente gli strumenti derivati (CFD, azioni binarie,Swap,opzioni etc..).
Una proxy della rischiosità di un investimento è data dalla deviazione standard (Beta) che è una misura applicata al tasso di rendimento annuo di un investimento per misurare la volatilità dell’investimento . Nella maggior parte dei casi, un investimento con un’elevata volatilità indica un investimento più rischioso. Quando decidono tra più titoli, gli investitori spesso confrontano la deviazione standard di ciascun titolo prima di prendere una decisione di investimento.
La valutazione del rischio è quindi un processo molto complesso che richiede:
- analisi del contesto macroeconomico,
- conoscenza del settore in cui si intende investire
- valutazione dello strumento di investimento più adatto sulla base della propria propensione al rischio
- Conoscenza approfondita dello strumento utilizzato per investire e soprattutto il suo sottostante che è il generatore di valore.
In definitiva investire presuppone studio e dedizione.
Nel suo celebre libro, per l’appunto intitolato There’s No Such Thing as a Free Lunch (1975), Milton Friedman specifica che, in aggiunta ai costi diretti sostenuti per l’impiego di capitale, ogni azione comporta costi indiretti, dati dalla perdita del guadagno potenziale derivante dalle azioni alternative alle quali si rinuncia nel compierla.